Il “cloud” delle opere d’arte
Photo Credit: Il Canaletto, “La punta della Dogana”, 1726-28, Kunsthistorisches Museum di Vienna
La normativa doganale vigente ha permesso anche in Italia di aprire i “depositi doganali”.
Il deposito doganale è infatti uno spazio nel quale si possono custodire a tempo indeterminato le opere d’arte provenienti da un Paese Non EU in un regime sospensivo del pagamento dei diritti dovuti per l’importazione. In attesa che venga definita la loro collocazione finale.
A tal fine l’autorità doganale abilita uno spazio delimitato, anche PRIVATO, sottoposto al suo controllo.
Infatti periodicamente i funzionari doganali si recano presso il deposito, e verificano la presenza delle opere dichiarate all’interno.
Il soggetto che intende richiedere l’autorizzazione per l’apertura del deposito doganale deve soddisfare requisiti fondamentali:
– non deve essere stato sottoposto a procedimento penale o condannato per reati finanziari;
– non deve avere commesso violazioni gravi e ripetute alla normativa Iva;
– non deve essere sottoposto a procedure fallimentari, di concordato preventivo, di amministrazione controllata, né trovarsi in stato di liquidazione.
Personalmente ho avuto accesso al deposito Doganale di Art Defender a Bologna, al momento l’unico che possa sottostare alle caratteristiche di custodia a tempo illimitato.
In termini pratici, l’opera che entra in territorio italiano, viene scortata da un documento di transito, sino al deposito doganale. Quando sarà decisa la sua collocazione finale, l’opera uscirà con un nuovo documento di transito che la scorterà fino alla dogana del Paese importatore laddove sarà effettuata una operazione di importazione definitiva con conseguente pagamento delle imposte locali che sono differenti da un Paese all’altro d’Europa e del Mondo.